Il 19 gennaio a Sant’Agata di Militello, nell’Auditorium di c.da Muti del Liceo “Sciascia-Fermi”, si è tenuta una conferenza in onore di Vincenzo Consolo, uno dei più grandi giornalisti e saggisti contemporanei, nato in questa cittadina nel lontano 18 febbraio 1933 e morto a Milano il 21 gennaio 2012. Erano presenti all’evento il direttore di “TRM”, Luigi Perollo, il presidente del “Centro Pio La Torre”, Vito lo Monaco, il vicesindaco del comune di Sant’Agata Militello, Antonio Testa, e Claudio Masetta, in rappresentanza dell’Associazione “Amici di Vincenzo Consolo”, per trattare di “Cosa loro. Mafie tra cronaca e riflessione”, la raccolta di 64 articoli dove Consolo racconta e analizza i fenomeni mafiosi dalla strage di Portella della Ginestra al 2010. Poi, la discussione si è allargata sulla mafia in generale. L’evento ha avuto inizio con l’intervento del vicesindaco Testa, il quale, fra l’altro, ha detto che:
A seguire, una studentessa del liceo ha letto un passo di “Cosa loro” riguardante le donne che vengono chiamate dall’autore “sorelle di Antigone” perché, come l’eroina greca, combattono o hanno combattuto per la giustizia e la verità. Donne come Francesca Serio, attivista italiana, nota per essersi opposta agli stereotipi di donna del suo tempo, per essere stata la madre del sindacalista Salvatore Carnevale e per aver combattuto con lo scopo di far arrestare i responsabili della morte del figlio, vittima della mafia o come Rita Borsellino, sorella del magistrato Paolo Borsellino, che assieme all’ARCI Sicilia e con la collaborazione di Libera contribuisce all’ideazione e alla crescita dell’iniziativa “La Carovana Antimafie”.
Dopo questa citazione, Luigi Parollo è ritornato a parlare di Consolo,



Dopo l’intervento del giornalista di TRM è stato letto un brano tratto da una delle scene più famose nel film “I cento passi”: dopo la morte di Peppino Impastato, uno dei suoi amici più stretti, Salvo Vitale, interpretato da Claudio Gioè, annuncia la chiusura di Radio aut.
Dopo questa lettura estremamente toccante, è intervenuto il presidente Vito lo Monaco parlando generalmente della Mafia: dalla nascita di Cosa Nostra, agli attentati negli anni del dopoguerra – in cui vi è stata la strage di Portella della Ginestra – a quelli che avvenivano quasi ogni giorno durante gli anni 70′, 80′ e 90′, al Sacco di Palermo – il boom edilizio illegale avvenuto tra gli anni 50′ e 60’che stravolse la fisionomia architettonica della città – all’omicidio dell’onorevole Pio La Torre – trucidato in una strada di Palermo il 30 aprile 1982 dopo aver proposto un disegno di legge che prevedeva per la prima volta il reato di “associazione mafiosa” e la confisca dei patrimoni mafiosi di provenienza illecita. Alla conclusione del discorso del presidente del “Centro Pio La Torre” viene interpretata la canzone “1, 10, 100 passi”.
Alla fine della conferenza, i miei colleghi hanno posto alcune domande alle personalità intervenute. Abbiamo chiesto a Vito lo Monaco di definire la parola “onore” che nella cultura siciliana ha due interpretazioni contrastanti tra loro: la prima viene riassunta dalla celebre espressione “l’uomo d’onore”, ovvero un uomo che, introdotto nel sistema mafioso, rispetta pienamente quei valori; la seconda viene invece rappresentata da una frase scritta dallo stesso Consolo, la quale afferma che coloro che portano realmente onore alla nostra terra sono Falcone e Borsellino, Pio la Torre, Don Pino Puglisi e tutte le vittime di quegli “uomini d’onore” che hanno bisogno di barbarie, violenze e crudeltà di cui si servono per sentirsi grandi e potenti non dimostrando che la loro piccolezza.
Spostandoci d’argomento, abbiamo chiesto al giornalista Perollo come sta vivendo la situazione delle fake news, che si è venuta a creare in questo periodo. Il giornalista ha risposto che: