Per definizione l’intelligenza artificiale è la capacità di un computer di risolvere problemi e eseguire processi imitando le facoltà della mente umana. I computer compierebbero così pensieri e ragionamenti razionali, acquisendo le capacità peculiari dell’uomo, in grado formulare un giudizi o prendere una decisione sulla base di un processo logico, coerente.
Le prime macchine create per simulare i percorsi di apprendimento e ragionamento umano furono quelle presentate al convegno del Dartmouth College, nel 1956, solo negli anni 80 si giunse all’applicazione dei sistemi di intelligenza artificiale in industrie e aziende, ad esempio la Digital Equipment impiegò questi nuovi programmi per configurare gli ordini per i computer. In seguito si giunse alle reti neurali: ragnatele di computer collegati fra loro che funzionano come i neuroni del cervello umano; hanno infatti lo scopo di riprodurre le articolate connessioni delle reti neurali biologiche, captano un segnale dall’esterno e lo trasmettono sotto forma di impulso.
A questo si ricollega la logica fuzzy ( logica sfumata o sfocata), ovvero un ampliamento della logica booleana. Mentre quest’ultima prevede che i computer lavorino sui valori 0 e 1, la logica sfumata permette di introdurre valori intermedi come 0.8, 0.7. La massima applicazione dell’intelligenza artificiale va individuata nei Robot; mentre i robot, privi di sembianze umane, che si occupano per lo più di lavori domestici, sono assimilabili a normali elettrodomestici, un automa che riproduce i movimenti e i pensieri umani rappresenta nuova frontiera della tecnologia.
Ai robot umanoidi verrà dato un aspetto quanto più rassomigliante a quello dell’uomo, la capacità di avere percezioni sensibili e di rispondere a esse. In un futuro prossimo i nuovi automi vivranno coi noi e lavoreranno al nostro fianco, raggiungendo la facoltà di apprendere nuove nozioni senza essere stati programmati per farlo. Tuttavia la convivenza con i robot, macchine perfette e razionali, potrebbe essere un fallimento, dati gli equivoci e i vicoli ciechi in cui queste innovazioni potrebbe incappare; essendo macchinari privi di un qualsiasi centro psichico che possa replicare la vastità delle congetture umane, non saranno mai considerati al pari dell’uomo, e se anche potessero acquisire una sorta di nucleo emotivo, paragonabile all’anima umana, sarebbero comunque costretti a obbedire ai comandi imposti, dando vita a un nuova era di sfruttamento in cui gli uomini hanno fatto delle loro creazioni i lori schiavi; se invece ai robot fosse data eguale libertà, sulla base dei principi etici volti a evitare un eventuale asservimento di quest’ultimi, c’è la possibilità che essi sviino dalla funziona pratica ed ergonomica per la quale sono stati creati e si ribellino all’autorità umana.
Isaac Asimov, fantasticando su un’ipotetica civiltà estremamente evoluta in cui i robot fanno parte della vita dell’uomo, creò le tre leggi della robotica: