La battaglia del presidente americano Trump contro i media statunitensi si inasprisce: l’inquilino della Casa Bianca si è infatti recentemente scagliato contro alcune delle più importanti testate americane (come il New York Times o il Washington Post) in un tweet pubblicato ieri sera. Nel post, che inizialmente reindirizzava ad un link inesistente, il tycoon ha assegnato i “premi” per le fake news. I premi assegnati sono stati in tutto 10 , di cui 4 vinti dalla Cnn, due dal New York Times, uno dalla Abc, uno dal Washington Post, uno dal Time e uno da Newsweek. Le motivazioni alla base dell’assegnazione di questi premi sono molteplici e vanno tutte ricondotte alla campagna mediatica che sta travolgendo l’amministrazione Trump: il Nyt è stato premiato “per aver riportato falsamente che l’amministrazione Trump avrebbe nascosto un rapporto su i cambiamenti climatici”. Trump ha inoltre voluto assegnare un simbolico undicesimo posto assegnato a tutte le notizie relative al “Russiagate”, ossia al possibile coinvolgimento della Russia di Putin nelle elezioni americane allo scopo di modificarne il risultato, definito dallo stesso presidente come “la più grande truffa ai danni del popolo americano”
L’iniziativa molto provocatoria del presidente Trump può far nascere un dibattito su cosa si intenda ad oggi con il termine “fake news”, questo termine indica infatti tutta quella serie di articoli, notizie e scoop totalmente inventati scritti molto spesso con titoli sensazionalistici ed iperbolici al fine di attirare l’attenzione del lettore ed incrementare la popolarità di chi lo scrive. In tempi recenti invece, anche a seguito dell’attacco del presidente Trump contro la CNN, si è proposto di abbandonare l’uso del termine “fake news” alla luce delle dichiarazioni di eminenti personalità politiche contro la stampa associata, giudicata di parzialità nei loro confronti e di produrre dunque volutamente notizie false e tendenziose allo scopo di danneggiarne l’immagine.
Il termine fake news è entrato di recente nel linguaggio comune ma il concetto che ha dietro non è del tutto nuovo: nel corso della storia esistono infatti vari esempi di notizie false, o ingigantite, che hanno avuto un enorme risonanza mediatica. Un primo esempio di “fake news” nella storia è quella conosciuta ad oggi come “Grande Bufala della borsa dei valori del 1814”: un uomo vestito in uniforme, presentatosi come Colonnello du Bourg, entrò in una locanda a Dover, in Inghilterra, riportando la notizia della sconfitta di Napoleone Bonaparte e del ritorno dei Borbone sul trono francese. La notizia della morte di Napoleone, seppur priva di fonti, fece il giro del mondo e arrivò ben presto a Londra . All’apertura della borsa molti azionisti corsero ad investire credendo Napoleone ormai defunto e lasciando il trono ai Borbone, ma molto presto la notizia venne smentita quando già molti nobili avevano venduto i propri titoli per più di un milione e mezzo di sterline. Partendo da questa fonte storica è possibile capire il mondo in cui le fake news riescano a prendere piede e a diffondersi di persona in persona, sfruttando l’ignoranza della gente che tende ad accettare qualsivoglia notizia, anche se priva di fonti. Quello della borsa dei valori del 1814 è uno dei più famosi esempi di come la gente tenda a credere a qualunque cosa senta ma il più famoso in assoluto è certamente quello messo in atto dal regista cinematografico Orson Welles nel 1938.
Prima di iniziare la propria carriera nel mondo del cinema il regista di Quarto Potere lavorò per breve tempo come conduttore radiofonico per la CBS ed è qui che produsse uno dei più geniali scherzi a cui sottopose tutto il popolo americano e non. Il 30 Ottobre 1938 infatti andò in onda il celeberrimo sceneggiato radiofonico “La Guerra dei Mondi” (“War of the Worlds”) , interpretato dallo stesso Orson Welles, e che entrò nella storia per aver generato in tutta la nazione il panico da invasione extra-terrestre. La trasmissione era basata sull’omonimo romanzo di fantascienza di Herbert George Wells e aveva una chiara impronta burlesca e parodica ma nonostante questo, e i numerosi avvisi che spiegavano che si trattava di una finzione, trasmessi all’inizio e alla fine del programma, quasi la totalità degli ascoltatori credette di essere davanti ad una vera invasione extraterrestre. Lo scopo della trasmissione non era quello di diffondere fake news e viene tutt’oggi impiegata dagli psicologi come esempio per spiegare il fenomeno della psicologia da panico