INCIPIT
“Death Note” è una serie televisiva anime diffusa e realizzata nel lontano 2006, basata sull’omonimo manga di Tsugumi Oba e Takeshi Obata. Ancora oggi viene considerata come un capolavoro del suo genere, principalmente a causa dell’originalità della sua trama e dei personaggi che la caratterizzano.
La trama è incentrata sulla figura di Light Yagami, un affascinante ragazzo diciassettenne dalle straordinarie capacità intellettive, che, secondo una prova scolastica Nazionale, risulta persino essere lo studente migliore di tutto il Giappone. L’evento che dà origine all’inizio della storia è la caduta sulla Terra di un “Death Note”, ossia un vero e proprio “quaderno della morte”. Light, dopo avere casualmente trovato il quaderno, decide subito di testarlo e, ben presto, si rende conto che grazie ad esso è possibile uccidere chiunque, semplicemente scrivendone il nome all’interno.
Da questo momento il protagonista rende nota la sua concezione della giustizia umana e comincia a perseguire la sua più grande ambizione, ovvero quella di diventare il Dio di un “mondo nuovo”, libero dal male e da tutti i “malvagi”. Per realizzare i suoi scopi Light agisce nell’anonimato e, tramite il “Death Note”, prima uccide i più grandi criminali ricercati al mondo, per poi passare gradualmente all’eliminazione di malviventi di piccola taglia.
IL VERBO DI KIRA
A partire da tale premessa è possibile analizzare gli ideali proposti da KIRA, l’alter ego di Light, che nonostante si autoproclami “garante dell’ordine e della pace mondiale”, non esita a raggirare e/o ferire il prossimo per raggiungere i suoi scopi. Il “verbo di Kira” si basa sulla convinzione che la società, una volta liberata da ogni forma di ingiustizia, sopruso e prevaricazione, non può che diventare un posto migliore.
Eppure, nell’ipotesi della realizzazione di una tale utopia, risulta evidente come l’unico malvagio rimasto in uno scenario del genere sarebbe proprio Light, che, privo ormai di qualsiasi valore morale, per raggiungere il suo ambizioso obiettivo avrebbe messo in atto ogni tipo di ingiustizia, fino a diventare, paradossalmente, tutto ciò che ha cercato di debellare dall’umanità fino a quel momento. Alla luce di tutto ciò, il desiderio di “creare un mondo libero dal male” si riduce ad una elaborata giustificazione delle azioni di uno psicopatico assassino che, soggiogato dal potere di un arma letale come il Death Note, si eleva autonomamente all’altezza di un Dio, addirittura senza incorrere in alcun tipo di conseguenza.
LA GIUSTIZIA DI MIKAMI
Questa affermazione di Mikami, uno dei più fervidi sostenitori del verbo di Kira, lascia molto spazio alla riflessione.
Nell’affermare che “esistono solo cose giuste e ingiuste” e che “l’umanità si divide in persone buone e persone cattive”, Mikami nega l’esistenza di una terza categoria di individui, che in realtà rappresenta la maggior parte degli esseri umani, ossia tutti coloro che rappresentano una via di mezzo tra la perfezione e la malvagità. Tutti, in un modo o nell’altro, fanno parte di questa “terza categoria”, anche la storia, infatti, ci insegna che “errare è umano” e la punizione per avere commesso un atto insito nel profondo della natura umana non può essere quella che Mikami definisce “eliminazione”. Ogni punizione deve sempre avere un fine riabilitativo.
Inoltre, da una profonda analisi del pensiero di KIRA e dei suoi discepoli si evince come non venga mai contemplata l’opzione del perdono. Tra gli attributi principali di Dio, secondo la teologia Cristiana, vi sono quelli del perdono e la misericordia. Anche alla luce di tale informazione, è evidente che KIRA non potrebbe mai paragonare il suo modo di agire a quello di un Dio, se non per il potere inarrestabile che gli è stato concesso dal Death Note. Infine persino il Mahatma Ghandi sosteneva che “Il perdono è la qualità del coraggioso, non del codardo”, ad ulteriore testimonianza del fatto che è il perdono a rendere l’uomo coraggioso, non le “eliminazioni” di cui parla Mikami.
L’aforisma perfetto per commentare la politica non-tollerante, seguita da Mikami, è quello del poeta Khalil Gibran:
In conclusione, sebbene i soprusi e tutte le altre forme di ingiustizia abbiano sempre fatto parte della storia, bisogna ricordare che l’individuo è inviolabile e che il prossimo va rispettato come sé stessi. In quest’ottica qualunque azione contraria alla tutela dei diritti umani, seppure giustificata, renderebbe il mondo invivibile e governato dalla vendetta, dall’odio e dal libero arbitrio. Per quanto possa essere auspicabile un mondo “libero” da ogni manifestazione del male, bisogna accettare la realtà, amare il prossimo ed imparare a perdonare per vivere in pace con sé stessi e con gli altri.
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